Memorie de un Alpin de la seconda guera mondiale
Il libro “Ła storia de Joanìn sensa paura – Memorie de un Alpin de ła Seconda Guera Mondiałe” raccoglie la testimonianza storica di Natale Turcato detto Giovanni (nato a Marano Vicentino il 17/12/1919), il quale fu Alpino dell’Esercito Italiano durante il Secondo Conflitto Mondiale e successivamente internato militare nei Lager nazisti.
L’opera è nata per volontà di un nipote di Natale, il quale ha iniziato, qualche anno fa, a raccogliere il più fedelmente possibile i ricordi del nonno nel timore che il tempo li disperdesse per sempre. Tali racconti, colti inizialmente in ordine sparso e successivamente riordinati cronologicamente, sono stati trascritti in lingua veneta così come l’autore ha avuto la fortuna di ascoltarli.
Ne è nato un racconto scorrevole, piacevole alla lettura, arricchito da svariate fotografie e da alcuni preziosi documenti d’epoca.
Il libro è organizzato in una serie di brevi capitoli consecutivi, autonomi fra loro, in ognuno dei quali viene trattato un episodio della vita del protagonista. Questa scelta narrativa rende il racconto assai gradevole, e permette eventualmente al lettore di scorrere l’intero volume per soffermarsi soltanto sui paragrafi ritenuti più interessanti.
Segnalato dalla Giuria del concorso letterario “De Cia” 2011 sulla letteratura di montagna e vincitore del 3° premio al concorso letterario internazionale “Mario Donadoni” 2012 per la prosa in lingua veneta, successivamente il testo è stato utilizzato per la produzione dell’omonimo reading a cura della compagnia teatrale professionista Ensamble Vicenza Teatro.
Il racconto inizia con alcuni episodi relativi alla vita di ragazzo del protagonista, ambientati nella campagna vicentina.
Si affronta quindi l’esperienza della guerra. All’età di 19 anni, Natale Turcato viene chiamato alle armi e destinato al Gruppo Artiglieria Alpina “Val Isonzo” di stanza a Gorizia, facente parte della Divisione “Julia”. Dopo un breve addestramento militare, Natale verrà inviato al fronte Greco- Albanese, creatosi con l’inizio della Campagna Italiana di Grecia. Sarà poi trasferito in Montenegro, per contrastare le rivolte ad opera dei partigiani titini avversi all’occupazione Italo-Tedesca della Iugoslavia.
Tornato in Grecia, più precisamente nella regione dell’Epiro, cadrà prigioniero dei Tedeschi in seguito all’Armistizio dell’8 settembre 1943. Deportato quindi in Germania per essersi rifiutato di arruolarsi nelle truppe della nascente Repubblica Sociale Italiana, verrà internato nel Lager nazista di Wartenberg, presso Berlino. In particolare in questa parte del libro colpisce la drammaticità degli eventi; emerge però sempre la straordinaria personalità di Natale, che si dimostra in ogni occasione incapace di odiare ed ostinato nel cercare di vedere il lato positivo delle cose.
Concluso il Secondo Conflitto Mondiale, con la resa incondizionata del Terzo Reich, Natale sarà preso in consegna dalle truppe sovietiche, che lo tratterranno per quattro mesi in una località tedesca prossima al nuovo confine polacco.
Sventato il pericolo della deportazione in Siberia, verrà finalmente rimpatriato nel settembre del 1945.
Il tutto si conclude con il ritorno del protagonista al suo paese natio, più precisamente con il suo matrimonio e con il suo conseguente passaggio a nuova vita.Prima di scrivere il testo, è stato eseguito un attento, rigoroso ed approfondito studio della grammatica veneta, per il quale è stato necessario analizzare diversi volumi. Tale ricerca ha impiegato molto tempo, ma si è rivelata indispensabile al fine di scrivere un libro che possa essere letto e compreso in tutte le aree linguistiche della nostra Regione.
In particolare, le regole grammaticali alle quali l’autore si è ispirato maggiormente sono quelle contenute nella seguente bibliografia:
-S. Belloni, Grammatica veneta, Esedra editrice, Padova 2009
-M. Brunelli, Manuàl Gramaticałe Xenerałe de ła Łéngua Vèneta e łe só varianti, da: http://www.michelebrunelli.com/mgx_veneto.pdf
-Giunta regionale del Veneto, Manuale Grafia Veneta Unitaria, La Galiverna editrice, Venezia 1995
Inoltre, per facilitare la lettura a coloro che non hanno molta dimestichezza con il vernacolo, a fondo pagina sono state inserite delle note nelle quali è riportata la traduzione italiana dei termini locali oppure arcaici usati all’interno del testo.
à, ì , ù | Sulle vocali a, i, u il segno dell’accento è sempre grave. |
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è, ò | Sulle vocali e, o il segno è grave in corrispondenza di un suono largo, aperto: bèco (becco), sòto (zoppo). |
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é, ó | Sulle vocali e, o il segno è acuto in corrispondenza di un suono stretto, chiuso: béco (caprone), sóto (sotto). |
ł | Lettera usata in sostituzione della consonante l quando il suono di quest’ultima risulta debole o indistinto: góndoła (gondola). |
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j | Lettera usata in sostituzione della vocale i quando essa si trova all’inizio di parola o in posizione intervocalica. Talvolta la j può essere pronunciata come una g: jente (gente). |
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x | Simbolo impiegato per rendere la consonante s sonora: raxa (resina). |
s | Simbolo impiegato per rendere la consonante s sorda: rasa (razza). |
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s-c | Il trattino orizzontale posto tra le due consonanti s e c indica che esse vanno pronunciate con due suoni distinti: mus-cio (muschio). |
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nb, np | La consonante m che in italiano precede la b o la p, in veneto è sempre sostituita dalla n: canpo (campo). |
"Chi legge il libro ha la netta impressione che l’autore sia il protagonista degli eventi e, considerando che per Erik Umberto Pretto questa è la prima opera, non credo di esagerare se affermo che in lui già si intravede la stoffa del narratore."
Renzo Cappozzo
Erik Umberto Pretto
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